Dai residui nei pozzi della rete acquedottistica urbana al successivo divieto di utilizzo del glifosate: il caso di un’area ad alta intensità vitivinicola in provincia di Treviso, Veneto

Anna De Polo3, Simone Rossi2, Isaia Bulfoni1, Andrea Bardin3, Davide Gentili4, Sandro Cinquetti1

1Azienda ULSS2 Marca Trevigiana – Servizio Igiene e Sanità Pubblica, 2Azienda ULSS2 Marca Trevigiana – Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione, Distretto Pieve di Soligo, 3Università degli Studi di Padova, Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, 4Università degli Studi di Sassari, Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva

Parole chiave: Glifosate, viticoltura, acque potabili.
Riassunto: Il glifosate è l’erbicida più venduto al mondo e nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricer- ca sul Cancro l’ha ascritto fra i “probabili cancerogeni per l’uomo”, alimentando un dibattito scientifico che rimane aperto tutt’ora. Alla luce di ciò, nel 2016, il glifosate, il suo metabolita AMPA ed un erbicida affine, il glufosinate d’ammonio, sono stati oggetto di campionamenti straordinari in 12 pozzi della rete idrica destinata al consumo domestico del territorio della Provincia di Treviso di pertinenza al Distretto di Pieve di Soligo dell’Ulss2 del Veneto.